Messa di inizio del ministero episcopale – Cattedrale di Tempio Pausania – 17 settembre 2023

A poco più di due mesi dalla nomina, inizio oggi con l’amata Chiesa di Tempio-Ampurias, il mio cammino di Pastore e a tutti voi chiedo, come vi ho già scritto nel mio primo messaggio l’11 luglio scorso, il dono della accoglienza, il dono della vostra benedizione, la cordialità della vostra amicizia, che devo dire in questi primi giorni ho già avuto l’occasione di sperimentare.

In quel messaggio scrivevo: «Apriamoci alla voce del Signore che chiama, me e voi, a camminare insieme. E la sua chiamata non può che essere fonte di gioia! Per questo desidero esprimere la mia attesa di potervi incontrare».

Eccomi! Eccomi a voi!

Rivolgendo il mio saluto a tutti, vorrei ancora ringraziare il vescovo Sebastiano che ha ora terminato anche il suo supplemento di ministero episcopale, per tutto l’impegno che ha profuso per la diocesi e per la fraterna accoglienza che mi ha riservato.

Il mio saluto, con gratitudine al nostro Arcivescovo Metropolita Gian Franco Saba, che per lunghi anni, prima di divenire vescovo, ha operato anche a Tempio Pausania.

Un saluto e un ringraziamento ancora a Mons. Bernard-Nicolas Aubertin, arcivescovo emerito di Tours, che ha accettato di venire ad ordinarmi fino ad Olbia, unico luogo in cui, per ragioni logistiche era conveniente celebrare la consacrazione episcopale, e per essere oggi ancora qui con noi.

Saluto tutto il popolo di Dio, in tutte le sue componenti, a cominciare dal suo presbiterio, senza bisogno di risottolineare quanto già scritto nel primo messaggio e detto nel saluto di ieri. Saluto il collegio dei diaconi, i seminaristi e tutti coloro, uomini e donne, che svolgono un ministero nella Chiesa di Tempio-Ampurias.
Saluto le religiose e tutti i consacrati, continuate a testimoniare il vostro amore per Cristo. Saluto le famiglie, i giovani studenti o in cerca di lavoro, gli anziani, gli ammalati che sono nelle loro case o negli ospedali.
Desidero inviare il mio saluto anche a quanti sono ristretti a Nuchis.

Il saluto alle autorità presenti in rappresentanza delle Istituzioni, dal Presidente della Regione, la signora

La Signora Prefetto Paola Dessì

Il Signor Sindaco Giovanni Antonio Addis.

E tutte le altre onorevoli autorità civili e militari, i rappresentanti delle istituzioni culturali e sociali.

Un caro saluto agli amici della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla che ci hanno raggiunti a Tempio, al Rettore del Seminario e ai seminaristi della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.

Saluto infine, mia madre e i miei familiari presenti.

Ci guidano le letture che sono state proclamate, perché come già scritto nel primo messaggio alla Diocesi, ci guida la stella polare della Parola di Dio.

In queste tre letture (Is 2, 1-5; Sal 97 (98); 1Pt 2, 4-9); Lc 9, 18-24) vedo che c’è qualcosa di comune: è il movimento.

Nella Prima Lettura il movimento del cammino; nella Seconda Lettura, il movimento nell’edificazione della Chiesa; nella terza, nel Vangelo, il movimento nella confessione. «Camminare, edificare, confessare».

Camminare. «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5). Questa è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo: Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile. Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va. Camminare sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella sua promessa.

Camminare è anche «camminare insieme», il cammino sinodale che da alcuni anni anima la Chiesa in Italia. Abbiamo vissuto, voi qui io ad Arezzo, un biennio denominato “fase narrativa” nel quale è stato dato spazio all’ascolto e al racconto della vita delle persone, delle comunità, dei territori. Nei prossimi giorni chiederò di essere informato del cammino che avete fatto, per intraprendere con voi la “fase sapienziale” che è rappresentata da un anno (2023-24) in cui le comunità, si impegneranno in una lettura spirituale di quanto è emerso precedentemente, cercando di discernere «ciò che lo Spirito dice alle Chiese» attraverso il senso di fede del Popolo di Dio. Ancora il Signore si avvicina e cammina con noi lungo la strada. Con voi cercherò di valorizzare la grande ricchezza del lavoro finora svolto.

Edificare. Edificare la Chiesa, la comunità cristiana. Si parla di pietre: le pietre hanno consistenza, lo sapete bene qui a Tempio dove il granito affiora ovunque; ma pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la Sposa di Cristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Signore, Lui è il centro di tutto, da lui partiamo e a lui torniamo. Ecco un altro movimento della nostra vita: edificare.

Ricordo il vescovo della mia giovinezza, il compianto mons. Gilberto Baroni, che aveva scelto come motto episcopale «Ad cœlum edificemur». Edifichiamo, costruiamo insieme una chiesa, aperta a tutti, dove tutti si possano sentire a casa, dove tutti possano sentirsi protagonisti. Dove tutti possano sentirsi una pietra dell’edificio. Ma certo costruiamo su questa terra guardando in alto, al Cielo. Per questo ho posto nel mio stemma, accanto a quello camaldolese, una scala che unisce la terra con il cielo, sulla quale gli angeli salgono e scendono. Un richiamo alla scala di Giacobbe, ma anche a un simbolo sempre presente nella tradizione monastica.

Terzo, confessare. Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremmo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, perché è senza consistenza. Quando nella Chiesa non si confessa Gesù Cristo, si rischia di andar dietro ad altre cose. Confessiamo, cioè professiamo, la nostra fede in Gesù Signore e Cristo, che noi uomini abbiamo crocifisso. Non possiamo dimenticare questo aspetto. Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: non lo stiamo seguendo ma seguiamo uno spirito mondano, anche se siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore.

Iniziamo dunque il nostro cammino insieme, edificando la comunità, la Chiesa, confessando la gloria di Dio, la sua misericordia, la nostra fede nel Signore.

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